Sanremo, Amadeus, Junior Cally: il gioco dell’oca

Sanremo, Amadeus, Junior Cally: il gioco dell’oca

Piccola dimostrazione del funzionamento del gioco dell’oca delle polemiche in Italia.

Ovviamente usiamo Sanremo, Amadeus e Junior Cally.

Come al solito il festival  illustra bene tutti i pregi e naturalmente i difetti nostrani, e soprattutto mostra sempre al meglio le dinamiche comunicative nelle quali è inserito.

1. Amadeus presenta la sua idea di festival. Lui e dieci donne (dieci ragazze per meeeeee). Dato il momento storico, la questione è delicata: il tema della parità di rappresentazione uomo-donna è all’ordine del giorno ovunque. Si sa, no? No. Perché noi siamo in Italia, e quindi l’affrontiamo così:

2. Amadeus durante la conferenza stampa presenta la sua idea in maniera banalotta e confusa. Improvvisa? Legge cose scritte male? Legge improvvisando? Boh. In fondo, è solo la conferenza stampa della più grande manifestazione spettacolare d’Italia! La gaffe arriva.

3. Non sono i giornalisti musicali e televisivi a montarla subito. Un po’ perchè quel giorno c’è giustamente altro da dire, un po’ perché certi temi caldi oggi paiono arrivare caldi solo dopo. E infatti il tutto scoppia dopo sul web. Amadeus viene criticato da diverse associazioni, le sue parole finiscono sulle bacheche di giornalisti e commentatori che si occupano di questi temi.

4. Ovviamente, Sanremo è così. Questa polemica non è nulla questo rispetto a: Grillo che percorre tutta Sanremo, fa un comizio fuori dall’Ariston, e poi in diretta due operai si vogliono buttare giù dalla balaustra. Ah, Fabio (Fazio)!

5. Ovviamente, Sanremo è così. Ma oggi ancora di più, in peggio. Per il meccanismo tribale della nostra società e dei nostri media. Siamo tutti troll, in stile Ricci di Striscia: non c’è spazio per la complessità, solo per la presa di posizione. Si risvegliano tutti, gridando al “boicotaggio dell’ignobile” (…) o al “non toccatelo è santo” (…).

6. In tutto questo, Amadeus non capisce il tema linguistico (ma come lui molti altri, perchè certe questioni fingono di essere all’ordine del giorno delle redazioni, ma solo per scopiazzare dagli Usa o dire che il politicamente corretto ci fa schifo anche se non lo abbiamo mai applicato). Non solo, Amadues pare proprio non aver capito quale sia il gioco che sta giocando, cosa sia Sanremo. Non capisce il tema a un altro livello, comunicativo. Vi ricordate lo schiaffo del Papa (che tale non era poi, mannaggia ai titolisti)? Poco vero? Certo, perchè il Papa, che ne sa, ha chiesto scusa. Chiudendo ogni polemica e prevenendone altre.

7. Amadeus invece insiste, e dunque insiste anche l’altra parte. E così su questa prima polemica se ne insinua un’altra, più subdola.

8. Scoppia il caso Junior Cally. Iniziano a circolare i testi di sue vecchie canzoni “misogine”. Una parte di quel mondo che del politicamente se ne infischia e anzi cavalca il tribalismo (l’ex Ministro dell’Interno, per esempio) usa il caso per attaccare Sanremo. Così fa casino, si fa vedere, si innesta sull’algoritmo che conta in questi giorni: Sanremo e la polemica femminile. E’ la stessa cosa accaduta con la Nutella: un tema vale l’altro, basta urlare ed andare in scia. Inquinando ancora di più il pozzo.

9. Naturalmente le due polemiche sono diverse. Parliamo sempre di linguaggio e di opportunità. Ma in un caso siamo di fronte a una conferenza stampa, nell’altro a una canzone (tra l’altro, vecchia di qualche anno, non quella in gara). La prima non dovrebbe lasciare spazio ad ambiguità, per via della sua stessa missione: comunicare al meglio il prodotto. La seconda è più difficile da analizzare, perchè è un testo che si vuole artistico (si vuole, magari non lo è, ma questo è un altro discorso) non didascalico (ehi, vi ricordate il trailer di Zalone, o avete già dimenticato anche questo?). Conferenza stampa e canzoni sono due contesti linguistici diversi, le parole possono pesare diversamente. Insomma, qui le sfumature sono ancora di più ma…

10. …non c’è tempo, ci sono i social, il web, le pagine da fare, e bisogna schierarsi. Non c’è nemmeno tempo di capire se la polemica abbia senso. Siccome poi la scia della prima polemica non è ancora finita, meglio agganciarsi. Così il paradosso è che il lettore si vede condannare quasi a morte Amadeus per una frase che pare ben meno grave dei versi di Junior Cally che invece molti assolvono. Oppure si sente dire che è tutta colpa sempre del politicamente corretto e che barba che noia etc etc. E zac, ecco che tutta l’erba diventa un fascio (ehm).

Non c’è tempo per analisi più articolate, manco io ce l’ho. Così un tema delicato (come si comunica oggi la diversità a seconda del contesto differente, narrativo, artistico, lavorativo, giornalistico, etc? ) viene nuovamente affossato in un paese che, ricordiamolo, ha visto la sua Lega Calcio usare tre scimmie per parlare di anti-razzismo. Lo stesso meccanismo è stato utilizzato per affossare molti altri temi. Così rimaniamo sempre fermi anche se crediamo di muoverci. Il gioco dell’oca è infinito.

Che confusione! Sarà perchè ti amo?

No, sarà che la confusione è la vera grande malattia di questi anni. Ed è l’obiettivo di tanti attori politici, sociali e non solo. Gli arbitri (i giornalisti, i comunicatori, gli intelletuali) aumentano la confusione, peggio fanno il tifo (attenzione, non prendono posizione, fanno il tifo: sono due cose diverse). Il gioco si fa assurdo, inutile, nocivo persino. Perchè più sei confuso, più non credi a niente e spesso a qualsiasi cosa. Diventi un’oca (non si offendano gli animalisti, il contesto è chiaro, l’ironia pure, e non si offendano nemmeno i carnivori a tutti i costi perchè non ho scritto di voler sgozzare l’oca perchè ho paura del “moralismo imperante”)

nb Comunque quest’anno io vorrei Sanremo in stile Cantante Mascherato.