Celeste Nostalgia, o dei Vanzina
Un anno fa stavo finendo di scrivere un libro sull’immaginario sentimentale attraverso le canzoni d’amore. Quando venne a mancare Carlo Vanzina, ascoltai per ore e ore Celeste Nostalgia, colonna sonora di uno dei finali più belli del cinema italiano. Stavo quasi per buttare all’aria qualche capitolo, ma poi decisi di includerla a suo modo nella sezione dedicata ai giorni nostri. Alla musica nostalgica di oggi, quella dei Coez, dei Calcutta, dei Giornalisti.
Un anno dopo stasera alle 23.30 su Iris va in onda un mio speciale sui fratelli Vanzina, dal titolo L’Italia di Carlo Vanzina, che usa e abusa della canzone di Cocciante.
Non avrei mai pensato sarebbe finita così, anche perchè il vanzinismo in negativo e positivo è stato sempre lontano da me. Quando uscirono certi film ero troppo piccola. Da grande invece avevo ormai sviluppato altri gusti (più americani e giapponesi, e più telefili). Un anno dopo l’ascolto ossessivo di Celeste Nostalgia, mi sono messa a studiare i Vanzina.
Nel documentario, Greggio, Salemme, Abatantuono e Calà mi hanno rilasciato testimonianze ricche di affetto e di “fare cinema”. Incontrare Enrico Vanzina è stata un’intervista di lavoro, laica, che si è trasformata in una bella esperienza umana e cinefila. Per come Vanzina sa parlare di cinema, di vita e di critica (ah, il momento in cui tutti ti venerano come cult, e quindi tutti dicono fregnacce – mi ha confessato). I loro film hanno raccontato – mi ha detto – gli italiani peggiori, che i due però amavano in quanto loro personaggi, loro creature (“tutti hanno le loro ragioni”). Spesso però gli spettatori di allora vedevano in Calà o De Sica non se stessi ma il vicino di casa. E spesso, sulla lunga distanza, hanno trattenuto di quei film solo gli aspetti più dolci. E sempre quella la questione, cara celeste nostalgia.
(Qui sotto alcune pillole in aperture dei film in onda su Iris)
Il ricordo di Salemme
Greggio e Calà
Calà e Vacanze di Natale